06.11.2020
News Article

Design 3D nel settore moda.

L’esperienza di Miroglio che ha coniugato tradizione e innovazione per garantire alle proprie clienti il massimo della vestibilità per tutte le taglie.
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Una delle innovazioni che più hanno avuto impatto sul settore della moda negli ultimi anni è senza dubbio la progettazione 3D. Una possibilità nata già trent’anni fa ma che solo negli ultimi anni ha visto un vero sviluppo, grazie al progresso tecnologico di computer e reti internet. 

Quando Miroglio Fashion ha adottato il primo software per la progettazione 3D nel 2016, la formazione riguardò solo cinque persone in tutto il team dell’area modellismo. Venne prodotta una prima capsule per il settore private Label e nel 2017 si decise di implementare questa nuova modalità di lavoro sul brand Caractère dove si cominciarono a gestire tutte le fasi di ricerca, allestimento, lancio della prototipia e campionario. Nel marzo del 2019 il software di modellazione 3D venne adottato anche da Elena Mirò, con grande successo e oggi possiamo dire che è ormai uno standard aziendale.  

L’adozione di questa nuova soluzione ha richiesto un po’ di tempo, circa quattro anni. Questo perché tradizionalmente i creativi del settore moda hanno sempre visto l’introduzione di tecnologie come un possibile limite al processo creativo, invece che un aiuto. È stato necessario impiegare un po’ di tempo per avere una piena adozione e accettazione di questi sistemi, ma oggi sono stati perfettamente integrati nel processo creativo e anzi a tutti i livelli se ne apprezzano i vantaggi. Anche per via del lockdown e della conseguente diffusione dello smart working. Avere a disposizione uno strumento in grado di ottimizzare tutti gli step del processo unendo le fasi di design e sviluppo e accorciando nettamente i tempi di trasmissione di informazioni e modifiche è stato proprio quello che ha consentito di proseguire con queste attività anche in condizioni molto difficili. Questa tecnologia, infatti, permette al designer di comunicare velocemente al modellista le modifiche da apportare e di vederne il risultato nel giro di poche ore quando in passato sarebbero serviti giorni oppure settimane. L’immediatezza della visualizzazione e la possibilità di valutare a costo “zero” soluzioni diverse, soprattutto per quei modelli ad alto contenuto grafico, come stampe, bordi ecc consente inoltre di poter essere più molto più rapidi nella messa in produzione.   

Un dettaglio non da poco in un settore in cui il time-to-market diventa ogni giorno di più un fattore chiave. Se a questo si unisce l’altra grande sfida per le aziende di moda, cioè assicurare che la vestibilità di un capo sia il più possibile adatta alle diverse tipologie di clienti, la possibilità di ridurre tempi di elaborazione e allo stesso tempo di poter controllare la resa del modello e addirittura anche del tessuto al tocco diventano elementi strategici del processo produttivo. 

Il processo di creazione di un abito è più articolato, lungo e costoso di quanto si possa immaginare. Introdurre un nuovo stile è un fattore di costo importante e non tutti gli stili poi vengono adottati, cioè spesso si arriva alla fine del processo creativo e si valuta di non commercializzare il prodotto studiato. Nel frattempo, in un sistema tradizionale, sono passate settimane di lavoro, la creazione di migliaia di prototipi fisici, un lungo lavoro di estrema precisione con regolazioni manuali sui modelli in carta e un lungo lavoro sul controllo della vestibilità che richiedeva ore o persino giorni e che quindi veniva limitato solo ad alcune taglie, solitamente quella più grande e quella più piccola. Una modalità che Miroglio ha sempre portato avanti con estrema cura tanto da essere riconosciuta da tutti proprio per la sua straordinaria vestibilità anche delle taglie più grandi. L’adozione della progettazione 3D ha consentito di rendere questo processo non solo più veloce, ma anche più efficiente e redditizio, grazie alla riduzione del numero di campioni necessari e alla conseguente riduzione dei costi. 

I risparmi sono molto significativi non solo in termini di ore di manodopera e di costi di produzione, ma anche relativamente all’impronta di carbonio dell’azienda stessa. Riducendo sensibilmente il numero di prototipi prodotti e le attività connesse di spedizione, di consumo di sostanze chimiche per la lavorazione (pensiamo solo alle operazioni di lavaggio, tinta e trattamento per la stampa dei tessuti), anche l’impatto ambientale di questa fase fondamentale della produzione di un abito si riduce notevolmente. 

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